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Quante volte pensiamo alla salute dei reni?
Probabilmente meno di quanto dovremmo.
Eppure, sono loro a lavorare silenziosamente ogni giorno per depurare il nostro corpo.
I reni sono organi fondamentali per l’equilibrio del nostro organismo, delicatissimi e custodi di tutta la nostra essenza vitale:
Tuttavia, spesso mettiamo a rischio la loro salute senza nemmeno rendercene conto, semplicemente con ciò che mettiamo nel piatto ogni giorno.
Alcune scelte alimentari apparentemente innocue possono, nel tempo, metterli a dura prova.
In questo articolo vedremo quali errori alimentari comuni possono danneggiare i reni e come evitarli.
Uno dei principali compiti dei reni è quello di eliminare l’acido nel corpo che se va in accumulo, produce molti effetti collaterali negativi.
Tutti gli alimenti contengono precursori che possono essere metabolizzati in acidi e la brutta notizia è che, invecchiando, i reni fanno sempre più fatica a sbarazzarsene.
La bella notizia è che diversi medici scienziati si sono prima chiesti e poi hanno scoperto, come rallentare questo naturale processo, mantenere e addirittura stabilizzare una buona funzione renale anche negli anziani.
Ma proseguiamo per gradi.
Gli scienziati hanno concluso che una dieta ricca di acidi può deteriorare la funzionalità renale e accelerare una eventuale patologia a suo carico.

Spesso troviamo risposte confuse e allarmistiche a questa domanda ma in realtà le proteine sono un nutriente essenziale, assolutamente indispensabile per la vita.
Ci dicono che le diete ad alto contenuto proteico possono anche danneggiare i reni, a causa dell’ammoniaca generata.
Uno dei miti, questo, più duri a morire.
In realtà, approfondendo l’argomento, non c’è nessun supporto scientifico a questa affermazione.
Anzi, tutti gli studi condotti in epoca recente, soprattutto nel 2015, hanno finalmente chiarito la questione senza più dubbi.
La confusione si è parzialmente creata osservando le persone affette da patologie renali e la loro evidente difficoltà a filtrare l’azoto proveniente dal metabolismo proteico.
Ma questa effettiva difficoltà non è causata dalle proteine ma dalla patologia in atto e non riguarda assolutamente le persone sane.
Il giusto apporto proteico non causa in nessun modo un sovraccarico renale e non causa una malattia renale futura.
Né diminuire considerevolmente le proteine crea un effetto preventivo sull’insorgere della patologia renale, che ha sempre altre cause e non è legata al quantitativo proteico assunto.
I reni, infatti, hanno la funzione di liberare il corpo dall’azoto rilasciato dalle proteine e per questo in passato gli studiosi avevano ipotizzato che diete cariche di proteine potessero causare un eccessivo carico di azoto verso i reni, che nel tempo avrebbe causato problemi.
In realtà, tutti gli studi effettuati hanno dimostrato che semplicemente questo non accade o può accadere solo a fronte di consumi veramente esagerati di proteine che difficilmente vengono effettuati nella quotidianità.
Se le proteine sono assunte in quantità eccessive (soprattutto sotto forma di prodotti industriali per sportivi che, pieni di zucchero, ne rendono più facile il consumo esagerato) vengono convertite in glucosio per poter essere utilizzate come energia.
Questo processo libera grandi quantità di azoto da smaltire.
L’azoto produce ammoniaca, una tossina che è poi convertita in urea per renderla meno tossica ed è espulsa dai reni.
Un’intossicazione eventuale di ammoniaca potrebbe diventare molto seria se protratta nel tempo e in proporzioni esagerate.
In realtà, studi accurati hanno dimostrato che il cervello ha una modalità di funzionamento molto sofisticata per controllare e amministrare l’apporto proteico e tutti gli studi scientifici hanno osservato che:
La tossicità dell’ammoniaca in urea ed eventuali danni renali, possono accadere solo in presenza di picchi proteici di 230 g al giorno (pari ad un apporto calorico di 920 calorie giornaliere da proteine).
Quindi, un quantitativo veramente esagerato, impossibile da raggiungere mangiando semplici proteine animali (dovresti consumare da solo circa 1200 g di carne al giorno), cosa che produrrebbe nausea ed assenza di appetito.
Secondo la dottoressa Lynda Frassetto, nefrologa e professoressa emerita presso il dipartimento di medicina dell’Università della California di San Francisco (UCSF), la maggior parte delle patologie renali nei Paesi occidentali è causata da ipertensione e diabete di tipo 2.
Patologie che hanno origine proprio dal nostro comportamento a tavola e dal perseguire errori alimentari per anni, se non decenni.

Non è solo una dieta ricca di alimenti acidi a creare possibili ripercussioni sui reni, ma anche una eccessiva presenza di fosfati nella tua dieta.
Molti alimenti contengono fosfati, soprattutto:
Se stai consumando spesso o quotidianamente questi alimenti, ecco che stai seguendo una dieta ricca di fosfati.
Più vanno avanti gli studi, più emerge come lo stress, sia uno dei responsabili delle maggiori malattie moderne e che può compromettere anche la salute dei reni.
Vediamo in che modo.
Lo stress mentale e psicofisico va di pari passo con lo stress ossidativo, uno squilibrio chimico legato ai radicali liberi.
Condizioni che portano il corpo ad accumulare troppo acidi e che gli addetti ai lavori chiamano stress acidotico e che gioca un ruolo nell’invecchiamento.
Torniamo alle belle notizie e vediamo come mantenere in equilibrio il pH del sangue senza fiondarsi in diete alcaline che possono creare effetti contrari a quelli desiderati.

La verità, lo abbiamo detto, è che non ti servono tante proteine ma devono essere presenti tutti i giorni (non esistono riserve per gli amminoacidi!), devono essere di ottima qualità, nella giusta quantità, sempre come prima portata del pasto. Se prese come primo piatto, se fresche e ben variate, sono un nutriente essenziale e mai pericolose.
Le proteine stimolano il senso di sazietà ed è difficile abusarne.
Questo aiuterà a basificare e a non utilizzare i sistemi del corpo per neutralizzare o tamponare l’acido prelevando minerali preziosi da denti e ossa.
Anche i grassi contrastano l’acidità, nutrono in profondità e lubrificano articolazioni e intestino. Impara ad usare olio di cocco, ghi, ma anche uova, avocado, salmone selvaggio.
Possiamo definirla la più antica medicina del mondo. Bere acqua calda è un segreto millenario dimenticato.
L’acqua è, infatti, la prima medicina per il corpo, ma metà della popolazione umana non prende mai in considerazione l’idea di berne un po’.
L’altra metà invece si costringe a berne tanta a temperatura ambiente solo perché ha sentito dire che fa bene.
Ai più sfugge che l’acqua così, è metabolizzata con difficoltà e ha un effetto molto negativo: raffredda, gonfia e sovraccarica i reni facendoli lavorare oltre misura, indebolendo ogni giorno la nostra essenza vitale.
Se bevuta calda, al contrario, tonifica i reni.
Li rende più tonici, contribuisce a diminuire i dolori alla bassa schiena e alla diminuzione della necessità di urinare troppo di frequente, soprattutto di notte.
Un apporto maggiore di acqua aumenta il volume di urina che passa attraverso i reni, diluendo così la concentrazione dei minerali in modo che hanno meno probabilità di cristallizzarsi e di formare grumi, i temuti calcoli.
I reni sono organi fondamentali per l’equilibrio del nostro organismo: organi delicatissimi e custodi di tutta la nostra essenza vitale.
Una dieta ricca di alimenti acidi e di fosfati, stress psico fisico, mettono a rischio la loro salute. Per proteggere la loro funzionalità, se vuoi stare in forma e in salute per la vita, senza diete qui trovi “Chetogenica Facile“, il nuovo programma adatto a tutti, per ritrovare energia, forma fisica e salute.
Fonti:
F. P. Schena, F. P. Selvaggi, L. Gesualdo, M. Battaglia, “Malattie dei reni e delle vie urinarie”,
Ed. McGraw-Hill. Riccardo Forlani, “Fondamenti di patologia per operatori della salute”, Edizioni Enea.
R. Forlani, C. Trevisani, “Anatomia e fisiologia per operatori della salute”, Ed. Enea.
“Curare i reni”, Riza Edizioni
C. Vasey, “L’acqua, fonte di salute”, Ed. L’età dell’Acquario.
Giovanni Maciocia, “I fondamenti della medicina cinese”, Edra Edizioni
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